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di Gabriella Gagliardini

Dal momento che l’esame del DNA non dà una certezza sulla data della traccia rinvenuta non si dovrebbe considerare il test elemento probatorio in un processo quando anche tutti gli altri tasselli del mosaico non riescono ad incastrarsi perfettamente; mi riferisco, soprattutto, al movente di un delitto.

Prendiamo, per esempio, due delitti significativi che hanno fatto scervellare gli inquirenti per oltre 20 anni: il delitto di Simonetta Cesaroni e quello della Contessa Filo della Torre, conosciuto come delitto dell’Olgiata.

Secondo le dichiarazioni del legale di Raniero Busco (ex presunto colpevole del delitto Cesaroni) è stato dato peso al test del DNA sul corpetto della vittima, di cui non si riesce a stabilire la data, e non è stata presa in considerazione una traccia ematica rinvenuta sulla porta del luogo del delitto, che era stata indicata come appartenente ad una terza persona (dalla trasmissione Matrix del 30 marzo, canale 5).

Altro dubbio atroce, riguardante il DNA, è costituito dal ritrovamento del capello del piccolo Samuele (figlio di Anna Maria Franzoni) nei reperti di Alberica Filo Della Torre. Come era arrivato quel capello dal delitto di Cogne, accaduto posteriormente a quello dell’Olgiata?

Se andiamo ad analizzare, si tratta di un fatto molto grave che potrebbe inficiare tutti i lavori del laboratorio analisi ed indicare un responsabile, magari innocente. Superficialità? Causalità? O, nell’ipotesi più preoccupante, dolo?

I due delitti dell’Olgiata e della Cesaroni nascondono ancora qualcosa di “imponderabile” che non si deve svelare; si è cercato, quindi, di trovare un responsabile a tutti i costi, pur di archiviare la pratica per sempre.

Non vedo nei due delitti un punto in comune che li possa legare, ma tutti e due sono ancora coperti da un alone di mistero che non si riesce a dissipare.

Per compiere un delitto, anche se ora si uccide con estrema leggerezza, occorre sempre un movente chiaro, plausibile e talmente forte da far scattare nell’assassino la follia omicida.

Per quanto riguarda il delitto della Cesaroni il movente mancava del tutto,  per quanto concerneva l’accusato Raniero Brusco e nel delitto dell’Olgiata appare molto debole e non convincente quel movente che si vorrebbe far passare per buono, riguardante il filippino.

Se andiamo poi a scartabellare i quotidiani dell’epoca dell’Olgiata vediamo che dopo soli 5 giorni(15 luglio 1991) dall’omicidio della Contessa, (10 luglio 1991) Jacono e Wiston erano stati scagionati, entrambi, dal test del DNA. Sottoposti ulteriormente, qualche tempo fa allo stesso esame, erano risultati negativi. Ultimamente, come per incanto, è stato arrestato Wiston, risultato positivo al test, poi condannato per il delitto della Contessa Alberica Filo Della Torre.

A quale versione dobbiamo credere: al test risultato negativo due volte o all’ultimo che incastra Wiston? Proprio  dopo quella notizia sconcertante che rivelava il miscuglio dei reperti con quelli di Samuele di Cogne?

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