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Con questa seconda parte del magistrale lavoro di Don Dolindo ci avviciniamo all’avvento dell’anticristo, descritto chiaramente e con dovizia di particolari, dandoci anche il rimedio per contrastare tale terribile venuta:

IL SIGNORE CI CHIAMA A PENITENZA (CAP. XVI)

“Udii poi una gran voce dal tempio che diceva ai 7 Angeli: “Andate e versate sulla terra le 7 coppe dell’ira di Dio”….

Per la nostra vita spirituale.

L’annunzio delle grandi tribolazioni che colpiranno la terra prima del giudizio universale ci deve far  seriamente pensare al giudizio di Dio nella nostra vita mortale, 7 coppe sono versate sulla terra come 7 libazioni di sacrificio espiatorio, per riparare le ingiurie fatte al Signore coi 7 peccati mortali nelle 7 epoche della vita della Chiesa. Tutto si paga e per ogni nostro peccato, una coppa di amarezze e di angustie ce lo fa pagare.

Finché dura il tempo della misericordia ci sono anche anime generose che si immolano come vittime, attingono ai tesori della Resurrezione e pagano per noi; ma c’è anche per la nostra vita un momento di giustizia inesorabile, nel quale scadono i debiti contratti e bisogna pagarli ad ogni costo.

Chi sarà così stolto da voler comprare un miserabile diletto col carissimo prezzo di angosce mortali, di sventure e di pene di ogni genere?

Chi va in una sala di ospedale rimane atterrito di fronte ai mali che colpiscono e tormentano le povere membra umane.  Quella sala echeggia di grida spasimanti, eppure non è sala di castigo, ma di cure caritatevoli. E’ un piccolo angolo della valle di lacrime, che ne dà l’idea più viva e strappa amari lamenti da un cuore compassionevole. Se si facesse, non la storia clinica dei malanni, ma la storia morale delle responsabilità che li causarono, si troverebbe o prossimamente o remotamente una storia di peccati e di iniquità e si constaterebbe in quelle sofferenze il pagamento di tanti conti da saldare con la giustizia divina.

Quante coppe di amarezza vengono versate nella nostra vita per le nostre iniquità, e noi, invece di riconoscere in esse la voce della giustizia di Dio, continuiamo nelle nostre pessime vie. Umiliamoci profondamente, preghiamo, ripariamo e gettandoci nelle braccia della divina misericordia, che è sempre pronta ad accoglierci, piangiamo i nostri falli, e accettiamo come riparazione le pene stesse della vita. Il Signore, prospettandoci i mali degli ultimi tempi sulla terra, ci richiama alle nostre responsabilità e ci scuote perché ci emendiamo dei nostri peccati.

Si deve notare che i flagelli annunciati per gli ultimi tempi hanno un carattere soprannaturale, in modo da non lasciare spazio agli uomini per una spiegazione naturale. L’ulcera colpisce solo quelli che hanno il carattere della bestia o che adorano la sua immagine, non può scambiarsi con una comune epidemia. Il mare, che ha acqua sempre pura e incorrotta, non poteva mutarsi, d’un tratto, in sangue cadaverico. I fiumi e le fontane rosseggiano come sangue vivo senza una spiegazione naturale. Il sole, che secondo tutti gli scienziati si trova in fase di raffreddamento, accresce il suo calore fino a bruciare.

Il trono dell’anticristo, che sembrava saldo e incrollabile, improvvisamente vacilla sotto la grave minaccia dell’incursione gialla, alla quale apre la via il disseccamento improvviso dell’Eufrate. Infine, gli sconvolgimenti atmosferici, le tempeste spaventose che li seguono, i terremoti, la grandine hanno un carattere che esclude ogni spiegazione naturale.

Il Signore chiama così a penitenza l’umanità e vuol farsi riconoscere affinché essa si emendi. Non attendiamo che Dio ci chiami con castighi prodigiosi per emendarci, ma riconosciamo in ogni sventura la Sua voce e profittiamo di ogni dolore per far penitenza dei nostri peccati.

IL REGNO DEI “MILLE ANNI” (CAP.XX)

“Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’abisso e una gran catena in mano”….

L’Angelo discese dal cielo in grande fulgore e trionfo; scese sulla terra perché là aveva relegato satana, scese per sconfiggerlo di nuovo perché era nullo di fronte a Dio.

Scendeva come una folgore, desideroso di illuminare la terra con lo splendore della gloria divina. Era come un sole che illuminava la nostra valle piena di rovine; un sole che illuminava la Chiesa, oppressa da tante prove e insanguinata dal sangue dei suoi martiri. “Aveva la chiave dell’Abisso e una grande catena in mano”.

La chiave, anche nelle piccole cose è un segno di dominio, la catena è uno strumento di costrizione. L’Angelo veniva in terra da parte di Dio per far sentire a satana che non era padrone di agire a modo suo, egli era sottomesso alla potenza e volontà di Dio. Satana non poté resistere all’impeto dell’Angelo glorioso, si inabissò nelle tenebre, vi fu rinchiuso con la proibizione divina di non sedurre più le nazioni per mille anni.

In questo periodo la Chiesa doveva rifulgere in tutto il suo splendore; San Giovanni vide troni di gloria su cui erano seduti i martiri e i Santi. I martiri, vittime dell’ingiustizia umana, avrebbero giudicato i loro oppressori e avrebbero manifestato nell’ultimo giorno la gloria di Dio nei loro patimenti; i Santi e i Martiri sarebbero stati nella gloria con Gesù Cristo per mille anni solo con l’anima, dopodiché sarebbero risorti anche con il corpo e glorificati nel giudizio universale e in eterno. Nel tempo del Regno di Dio, sulla terra ci sarà una comunione più grande tra i Santi del cielo e la Chiesa militante; essi regneranno con Gesù,  non solo per la gloria che avranno in Cielo, ma anche per quella che avranno sulla terra; questo sarà riparazione della noncuranza e del disprezzo nel quale furono tenuti in terra massime (massimamente) dopo l’eresia protestante.

L’errore dei “millenaristi”

Il problema dei mille anni sorge dal testo sacro, molto oscuro; qualcuno lo interpreta alla lettera, altri dicono che 1000 anni rappresentano una cifra tonda per indicare un lungo periodo di tempo dopo la sconfitta del male. Tuttavia, niente vieta di prenderli alla lettera poiché tale interpretazione non dà luogo ad alcun inconveniente.

Verso il termine di questi anni, gli uomini cominceranno di nuovo a corrompersi e allora Dio permetterà al male di affiorare in tutta la sua virulenza nel regno dell’anticristo, farà sciogliere satana per poco tempo e irromperà contro di esso per distruggerlo. Gli uomini risorgeranno tutti, buoni e cattivi, saranno giudicati solennemente da Gesù Cristo; ciascuno avrà l’eterna benedizione o l’eterna condanna. Sarà questo  il secondo trionfo di Gesù Cristo sul male, seguito poi dal Suo eterno e trionfante regno dell’eternità.

Questi due periodi della vita della Chiesa sono annunciati chiaramente dal Sacro Testo:”Quando saranno terminati i mille anni, satana sarà sciolto dalla sua prigione, e uscirà, sedurrà le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, (sedurrà le nazioni rappresentate da Gog a Magog nella profezia di Ezechiele, cap.XXXVIII) e le radunerà a battaglia numerose come la rena del mare contro gli accampamenti dei Santi e la Città diletta (cioè contro la Chiesa ed il suo centro vitale, contro le nazioni cristiane e contro Roma, la mistica Gerusalemme)

Al cap. XXXVIII Ezechiele annuncia la guerra di Gog, Re di Magog contro Israele.

Questo Re, figura dell’Anticristo, radunerà i popoli di Magog, ad occidente del Caucaso e a mezzogiorno del Mar Nero e irromperà contro il popolo di Dio per uccidere, predare e devastare. Ma il Signore irromperà contro di lui con evidenti prodigi di potenza, coalizzando contro di lui eserciti, pestilenze, sangue, pioggia violenta, grandine grossa e farà piovere fuoco dal cielo e zolfo sul suo esercito e sui popoli a lui uniti; Dio apparirà in tutta la Sua grandezza e santità e sarà riconosciuto alla presenza di molte nazioni come Dio vero.

Manderà fuoco sulle regioni di Magog e su quelli che abitano sicuri “nelle isole”, cioè sulle nazioni del Mediterraneo coalizzate a Gog nella guerra contro il popolo di Dio. Gog sarà sconfitto e il popolo di Dio avrà grande pace e dopo sette mesi seppellirà ancora i morti dell’esercito di Gog.

Le parole di Don Dolindo sono chiare; il suo obiettivo è quello di guidare e far sperare il popolo di Dio perché, alla fine, non sarà abbandonato, ma questo avverrà dopo varie espiazioni dei peccati commessi dal genere umano, compreso quello più orrendo :  aver sfidato Dio stesso, con la presunzione di essere superiore a Lui. Così aveva fatto Lucifero che con la propria superbia, sapendo di essere l’Angelo più bello del Paradiso, aveva sfidato il Creatore.

Quanti oggi si credono degli dei, pensando di essere immortali e potentissimi perché adorano il dio denaro e ne hanno tanto da poter corrompere il mondo intero, commettendo le azioni più turpi a danno dei propri simili? Ne abbiamo un esempio proprio attuale; in questo periodo difficilissimo e tristissimo della nostra storia, miliardari senza scrupoli che, con bramosia e ingordigia estrema, tendono al guadagno senza limiti, travolgendo tutti gli ostacoli che si frappongono alla loro corsa sfrenata. “Il fine giustifica i mezzi”, è il loro motto machiavellico che dà forza alla loro condotta scellerata e dà loro la convinzione di essere immortali. Tuttavia, un giorno la morte andrà a bussare anche alla loro porta, si troveranno al cospetto dell’Altissimo e verranno giudicati duramente per i loro misfatti.

GG

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